STORIE DI CANEVA



I CHIARADIA



LA DIASPORA DEI CHIARADIA di Stefania Miotto



trovate il lavoro sui Chiaradia nella pagina di Stefania Miotto

https://independent.academia.edu/StefaniaMiotto

DOMENICO RUPOLO




LO SCIOPERO AL ROVESCIO DI CANEVA

da Gli scioperi a rovescio del 1950 nel comprensorio del Massiccio del Cavallo di Gian Luigi Bettoli

...Inutile sottolineare l'importanza di questa strada (Cansiglio-Sarone ndr), già costruita, ma che necessita di una totale sistemazione, per lo stato di abbandono in cui è stata lasciata sin dal dopoguerra 1914-18. Duecento disoccupati troverebbero lavoro per quattro mesi. Dal Cansiglio scenderebbe il legname con evidente beneficio di tutte le categorie di lavoratori, e si ridarebbe la vita ad un villaggio la cui popolazione ha sempre dovuto ricorrere all'emigrazione, e che la crisi di lavoro pure all'estero, ha costretto a rimpatriare.
Gli stanziamenti promessi dalla Prefettura e dal Comune di Caneva sono insufficienti (500.000 £.) e quindi lo sciopero alla rovescia inizia il 15 maggio con la partecipazione di 140 disoccupati di Caneva, Sarone e Polcenigo, in buona parte ex partigiani organizzati dalla Camera Mandamentale del Lavoro di Sacile e diretti da Galdino Soranzo: E' l'ex combattente partigiano Galdo con gli stessi uomini, che un tempo furono con lui nella lotta contro i nazifascisti, che oggi si muovono per riconfermare la loro volontà di lottare e perché i principi per i quali hanno combattuto vengano rispettati. Si lavorerà dunque alacremente su questa nostra strada pianeggiante lunga ben 16 chilometri e che dopo lievi dislivelli porta quasi a mille metri di altezza. 
Il giorno dopo gli scioperanti salgono a 175, nonostante la propaganda ostile della Dc, e ciò costringe la Prefettura a convocare i sindaci di Caneva e Polcenigo, la Forestale e la Camera del Lavoro. Intanto il movimento minaccia di allargarsi: si annuncia nel vicino comune di Aviano un'assemblea di un centinaio di boscaioli addetti ai cantieri di rimboschimento, a rischio di licenziamento perché stanno per finire i fondi . La riunione in Prefettura si conclude con un nulla di fatto, limitandosi il prefetto a minacciare l'intervento della polizia contro gli scioperanti. Il 18 maggio gli scioperanti salgono a 190, e nel frattempo la Prefettura sblocca dopo mesi il progetto di bonifica delle paludi di Caneva, che permetterà di impiegare 30 disoccupati, che saranno scelti tra gli scioperanti. 
Il 19 gli scioperanti aumentano a 195, mentre «stamane un gruppo di manovali ha iniziato i lavori di bonifica delle paludi di Caneva. Con l'esecuzione di questa opera circa 50 ettari di terreno paludoso verranno resi fertili e distribuiti a un gruppo di famiglie di contadini di Caneva e Sarone». In serata è prevista una riunione presso il municipio di Sacile, con i sindaci di Caneva e Polcenigo . La repressione poliziesca Le forze di polizia, comandate dai capitani dei carabinieri di Pordenone e Sacile, arrivano in forze sabato 20. La loro prima iniziativa è l'interrogatorio del direttore dei lavori. 
Lunedì 22 gli scioperanti (che giungono anche da Fiaschetti, Coltura e Stevenà) riprendono il lavoro, dopo aver sospeso l'attività nella giornata di sabato per rivolgere un ultimo appello al prefetto. Lo scontro si sposta in alto sull'altipiano, a mille metri: «I primi gruppi di lavoratori partiti dalle loro case all'alba di stamane per sfuggire alle rappresaglie dei carabinieri sono giunti verso le 7 sul luogo dove dovevano aver inizio i lavori. Intanto forze di polizia avevano creato posti di blocco lungo le strade e i sentieri che portano al Cansiglio». A questo punto la polizia circonda i paesi per impedire che i lavoratori salgano nei boschi: «Nella zona si è intanto iniziata una vera e propria caccia all'uomo: tutte le strade e i sentieri che conducono al Cansiglio sono stati bloccati e ai cittadini viene impedito il libero transito». All'una di notte dodici lavoratori sono convocati dai carabinieri, che richiedono loro di firmare una dichiarazione di impegno a non continuare lo sciopero a rovescio: al loro rifiuto, sono fermati. La Camera del Lavoro, oltre a richiedere l'immediato rilascio dei fermati (ed a minacciare un inasprimento delle agitazioni), organizza insieme al sindaco di Sacile un incontro con i parlamentari della regione. 
Il 24 gli scioperanti riescono nuovamente ad aggirare i posti di blocco dei carabinieri. La comunità, compresi il parroco don Erminio Lorenzet e la piccola borghesia di Sarone, si stringe attorno agli scioperanti, recandosi sul cantiere per solidarizzare con loro. Nel pomeriggio, dopo il rilascio dei 12 fermati, viene arrestato l'operaio Antonio Mella, per lo stesso motivo.
Il movimento si allarga: a pochi chilometri di distanza 130 operai riprendono illegalmente i lavori di costruzione della strada che da Dardago di Budoia e da Pedemonte di Aviano sale al Piancavallo, appoggiati dalla Camera del Lavoro e dai sindaci dei due comuni, che chiedono alla Prefettura il rifinanziamento di un'opera «che, come quella del Cansiglio, era stata iniziata per permettere la creazione di un cantiere di rimboschimento nei pressi del Pian Cavallo».
 Il 25, dopo il rilascio di Mella, le forze di polizia vengono ritirate. I lavori riprendono, anche per la rabbia prodotta dalla notizia che, tra i finanziamenti per i cantieri di rimboschimento autorizzati dal Ministero del Lavoro in provincia di Udine, non ci sono quelli del Cansiglio e del Piancavallo.
Le trattative e l'inizio degli scioperi a rovescio sul Piancavallo e nel Vittoriese Venerdì 26, durante una manifestazione di donne davanti al municipio di Caneva, il sindaco annuncia ad una delegazione di scioperanti guidata dal segretario della Camera del Lavoro Emilio Fabretti le seguenti proposte prefettizie: «a) la creazione di un corso per scalpellini dove verranno occupati 30 uomini; b) creazione di un corso di qualificazione per 30 muratori; c) creazione di un cantiere-scuola (per lavori vari di utilità pubblica nel Comune di Caneva) che assorbirebbe altri 50 uomini. Il trattamento economico per i 110 uomini che verrebbero assorbiti dai vari cantieri sarebbe quello stesso riservato agli operai impiegati nei cantieri di rimboschimento, e cioè L. 500 al giorno oltre a un contributo di L. 60 al giorno per ogni persona a carico del lavoratore. I lavori verrebbero garantiti per un minimo di quattro mesi». In attesa di esaminare le proposte, lo sciopero a rovescio continua. 
Intanto i 200 operai dell'industria del legno Lacchin di Sacile decidono in un'assemblea di versare un'ora di paga a favore degli scioperanti . La settimana successiva ormai è tutta la Pedemontana occidentale ad essere in movimento: centinaia di disoccupati lavorano sui cantieri delle strade per il Cansiglio ed il Piancavallo. Il sindaco di Aviano tratta con la Prefettura: «Intanto, compresi i tecnici, tutti i lavoratori in precedenza occupati nella costruzione della strada, riprenderanno ogni mattina i lavori per i quali la Prefettura aveva concretato mercoledì la cessazione del finanziamento». 
Sabato 3 giugno l'on. Gino Beltrame si reca tra gli operai, insieme ai segretari della Camera del Lavoro Fabretti e Mario Bettoli. Intanto vengono sottoscritti a loro favori contributi da Ligugnana (dove ci si impegna a versare i ricavati di una festa) e dalla Commissione Interna del Cotonificio Veneziano di Pordenone, che versa 10.000 lire. Sull'altro fronte, quello della repressione poliziesca, il 6 giugno Galdino Soranzo viene convocato dal capitano dei carabinieri di Pordenone, Giuseppe De Zorzo, che gli intima di allontanarsi da Caneva. I carabinieri cercano inoltre di impedire la raccolta di fondi a favore degli scioperanti, ma l'8 la Fgci pordenonese consegna 35.000 lire tra denaro ed aiuti in natura, raccolti tra i lavoratori delle cooperative e di altre istituzioni democratiche. Il 10 giugno la questione arriva in Parlamento, su iniziativa di una delegazione di parlamentari friulani che incontrano il Ministro del Lavoro on. Marazza. Intanto il sindaco di Caneva ritorna dal prefetto, mentre quello di Polcenigo incontra il direttore del Cotonificio Veneziano per «sollecitare l'inizio dei lavori per la deviazione delle acque utilizzate per la centrale elettrica». 
Nel frattempo, il movimento si estende anche sull'altro versante del massiccio: il 9 giugno ha avuto luogo un'assemblea di disoccupati vittoriesi, con l'obiettivo di iniziare la settimana successiva uno sciopero a rovescio per la costruzione e sistemazione delle strade che portano nelle frazioni di Fais e Con Alti, impegnando 200 dei 1700 disoccupati del comune. Accordo per il Cansiglio, sciopero generale ad Aviano e Budoia.
 Il 13 giugno giunge l’accordo che risolve la vertenza: la Forestale si impegna ad assumere 100 operai per completare la realizzazione della strada; verranno anche pagati gli arretrati per i 25 giorni di sciopero a rovescio. Altri 80 verranno assunti in altri corsi di formazione per scalpellini (30), lavori di canalizzazione per il Cotonificio Veneziano (20) e bonifica delle paludi di Caneva (30). Intanto la solidarietà nei confronti degli scioperanti non si arresta: il 14 il Comitato di solidarietà di Sarone distribuisce «4 quintali di farina di granoturco, 20 Kg. di salumi, 4 chili di formaggio, 8 chili di farina di frumento, 350 uova, 2500 lire offerti dai contadini sanvitesi». La vittoria del Cansiglio galvanizza i paesi circostanti, ed induce il 10 giugno dei 77 operai licenziati a riprendere i lavori della strada per il Piancavallo (per alcuni di loro la Camera del Lavoro riesce a concordare un'occupazione). Anche nei loro confronti degli scioperanti del Piancavallo iniziano, dopo due settimane di lotta, le intimidazioni dei carabinieri, che si presentano sul cantiere il 23: «Mentre nella giornata di ieri otto operai presi a casaccio fra i 40, lungo la strada, sono stati diffidati dal continuare il lavoro, oggi la stessa azione è stata ripetuta su più vasta scala. Tutti gli operai sono stati infatti convocati per il pomeriggio di oggi a Pedemonte, dove li attendono i tutori dell'ordine e riceveranno ancora una volta la solita minaccia di arresto e di denuncia all'autorità giudiziaria se non desisteranno dal continuare la loro azione» 28 . Il 3 luglio tutte le attività di Aviano e Budoia sono interrotte da uno sciopero generale a loro sostegno, cui partecipano tutte le categorie, a dispetto dei tentativi della forza pubblica di far fallire la protesta. Alle 11 si svolge una manifestazione al cinema Radium di Aviano, dove parla il segretario della Camera del Lavoro Bettoli; poi una delegazione si reca in municipio per consegnare l'ordine del giorno votato dall'assemblea, che viene trasmesso dal sindaco alle varie autorità. 
Ma il movimento di scioperi a rovescio viene frustrato sistematicamente dalle autorità pubbliche. Zamparo, il direttore dell’Ufficio Provinciale del Lavoro di Udine, sospende il cantiere del Cansiglio dopo solo venti giorni di lavoro retribuito, con il pretesto del caldo eccezionale, costringendo le Camere del Lavoro di Pordenone e Sacile a riprendere le trattative. Il 12 agosto sono i 28 operai addetti alla bonifica di Caneva a ricevere la lettera di preavviso di licenziamento per l'esaurimento dei fondi prefettizi: in questo caso gli operai, in accordo con il sindacato, decidono di proseguire i lavori. Non mancherà la vendetta poliziesca, con cento imputazioni verso gli scioperanti per occupazione di suolo demaniale, ed una multa di 3.000 lire per cinque saronesi che avevano raccolto generi alimentari per sostenerli. Ai primi di ottobre vengono sospesi i lavori della strada da Sarone al Cansiglio, per l'esaurimento dei fondi per il rimboschimento dell'altopiano, rigettando in uno stato di difficoltà i 60 operai impegnati, che per altro non avevano ancora ottenuto il pagamento dei lavori effettuati durante lo sciopero a rovescio: Il corrispondente pordenonese de «l'Unità» testimonia di come nel frattempo i lavoratori abbiano realizzato a tempo di record il congiungimento della strada con quella proveniente da Belluno attraverso l'Alpago, superando un dislivello dai 100 mlm di Sarone ai 1200 del Cansiglio. La richiesta dei sindaci di Caneva e Polcenigo di un incontro in Prefettura insieme alla Camera del Lavoro viene accompagnata dalla decisione di riprendere i lavori, «con o senza autorizzazione». Ancora a Natale si svolgono assemblee dei lavoratori per richiedere la ripresa dei lavori ed il pagamento degli arretrati.
Il 31 dicembre 1950 si registra la decisione dei disoccupati di Polcenigo, riunitisi insieme ad Emilio Fabretti ed agli amministratori di Caneva a Polcenigo, di riprendere lo sciopero a rovescio. Ma, a dispetto di un quadro generale che sembra mostrare il progressivo esaurimento degli scioperi a rovescio, frustrati dalla mancanza di finanziamenti pubblici delle opere, il 1951 inizia con una buona notizia: lo stanziamento di 4,5 milioni per la ripresa dei cantieri di rimboschimento del Cansiglio, che permetteranno l'assunzione di 80 lavoratori. Oltre alla ripresa dei lavori stradali con il mese di febbraio, è prevista anche la riapertura della scuola per scalpellini e la costruzione del Canale del Longon da parte del Cotonificio Veneziano, oltre al risarcimento ai contadini del Palù di Livenza, danneggiati dall'allagamento di un centinaio di ettari a causa di precedenti lavori di canalizzazione, ed alla costruzione di una rete di irrigazione.


TRAGICA ALBA A DONGO

Duilio Chiaradia, nato a Stevenà di Caneva il 3 Luglio 1921, è stato uno dei primi cineoperatori televisivi in Italia. Ancora ragazzo si trasferisce a Milano e qui trova lavoro presso lo stabilimento Cortometraggio e pubblicità e dove apprende i primi rudimenti del suo futuro mestiere. Dopo aver prestato servizio militare presso i nuclei fotocinematografici, durante la Seconda Guerra Mondiale, agli inizi degli anni 50 viene assunto in Rai, dove diventerà uno dei cineoperatori leader firmando anche la regia, nel 1954, del primo Telegiornale sotto la direzione di Vittorio Veltroni. Fu anche inviato speciale del Telegiornale al seguito di Capi di Stato e Papi in Italia e all'estero. Sarà anche un pionere delle riprese ciclistiche. Duilio si spegne ad Erba (Co) il 25 gennaio 1991.

Nell'immediato dopoguerra Duilio Chiaradia fu il cineoperatore che curò le riprese di Tragica alba a Dongo, un cortometraggio di Vittorio Crucillà, che racconta le ore cruciali che vanno dall'arresto  alla fucilazione di Benito Mussolini e di Claretta Petacci. Nella ricostruzione vengono utilizzati sia uomini della strada sia alcuni dei veri partigiani che parteciparono all'arresto del Duce e che vengono messi ad impersonare loro stessi durnte le operazioni.Il film fu fortemente voluto da due ex partigiani Emilio Maschera e Ugo Zanolla. I due erano stati anche membri del “Psychological Warfare Branch”, organo dell’apparato militare statunitense che si occupava della propaganda sui mezzi di comunicazione durante la lotta di liberazione in Italia, e quindi avevano ben chiara la potenza che un film avrebbe potuto avere nel divulgare un lettura degli avvenimenti in ottica partigiana. 
Purtroppo il cortometraggio non ottenne il nulla osta per la proiezione pubblica dalle commissioni di censura guidate da Giulio Andreotti (anche su istanza della famiglia Mussolini e del comune di Dongo) . 
L'opera sembrava perduta ma è stata recuperata e restaurata dal Museo Nazionale del Cinema e nel 2015 è stata proiettata al Torino Film Festival.







EMIGRAZIONE

http://www.ammer-fvg.org/_Data/Contenuti/Allegati/ita/Brasile.pdf





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