L’ALPINO DELLA JULIA GIOVANNI ZOLDAN

 

FRATELLO DI ATTILIO ZOLDAN SCRIVE A CASA DAL FRONTE RUSSO NEL NOVEMBRE DEL 1942

 

Nelle due immagini qui accanto, una fotocopia della lettera che l’alpino della divisione Julia Giovanni Zoldan (Reggimento Tolmezzo, 114a compagnia), fratello di Attilio Zoldan, scrisse a casa dal fronte russo nel novembre del 1942. Era ormai logora perché il padre Pietro, spentosi nel 1948, l’aveva portata piegata per anni nel portafogli. Sopra la scritta BIGLIETTO POSTALE PER LE FORZE ARMATE si legge “Quando il nemico si sarà convinto che ormai non vi è nulla da fare sarà quello per l’Italia il giorno della vittoria” (Mussolini). 

Scriveva il ventenne Giovanni: “…Adesso fate meglio che sia il possibile di mandarmi roba di lana, calzetti, specialmente del tabacco perché i 20 gradi (sotto)sono tutti i giorni e quando si monta di sentinella ho qualche cosa da pensare…speditemi al più presto che potete altrimenti vengo a casa senza piedi. Ma passerà anche questo benedetto inverno… Padre, dimmi se hai ricevuto i soldi…”.

Giovanni Zoldan durante la ritirata si lasciò cadere nella neve, sfinito, ai margini della strada sulla quale marciava la colonna. Lo rivelò uno dei commilitoni di Sarone, uno dei pochi sopravvissuti che per qualche anno si rifiutavano di raccontare quelle storie di lutto e di dolore ai parenti che aspettavano inutilmente i “dispersi” come Giovanni Zoldan. Questi ultimi erano grande parte degli 80 mila caduti, le “gavette di ghiaccio” di quella spedizione sventurata. Nei paesi della nostra pedemontana si contavano a decine i caduti su quel fronte. Non dimentichiamoli: la Resistenza nacque ancheda lì.


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